L’impatto delle nuove tecnologia sul mondo manifatturiero, ma soprattutto la loro incidenza sui posti di lavoro sono da decenni terreno di scontro. Uno scontro iniziato ai tempi del luddismo e rinfocolato negli ultimi mesi dall’avvento dell’Industry 4.0 e dei robot collaborativi, sui quali ha preso posizione anche il Parlamento Europeo, ventilando una possibile tassazione specifica.
Una situazione preoccupante, al punto che uno studio russo prevede che, entro vent’anni, il 47% degli attuali posti di lavoro saranno automatizzati. E, di conseguenza, milioni di persone si troveranno senza lavoro.
Le macchine rubano il lavoro
Un’analisi che, teoricamente, sembra delineare scenari apocalittici. Anche se in un approfondito articolo pubblicato da Hi News Russia, il sito russo specializzato in nuove tecnologie, il numero viene decisamente ridimensionato: “Malgrado questa sia l’epoca delle macchine che rubano il nostro lavoro – si legge nell’articolo – un’analoga situazione si era già temuta con l’avvento della cosiddetta Terza Rivoluzione Industriale e con la diffusione dell’informatica di massa. Un timore rivelatosi poi infondato”.
La grande novità della Quarta Rivoluzione Industriale, però, permette alle macchine di comunicare tra di loro, senza l’aiuto dell’uomo”. L’esempio prospettato dall’articolo è quello di un’azienda russa con 1000 dipendenti. Il loro compito principale, però, è quello di monitorare le macchine . Quindi, nel momento in cui le macchine potranno comunicare autonomamente il proprio stato, anche questa attività umana verrà meno.
Al di là della scomparsa dei posti di lavoro, nell’articolo si prospetta il fatto che la popolazione mondiale è in continua crescita e questo potrebbe rappresentare un ulteriore problema nei Paesi emergenti. Con impatti ancor più significativi nell’area Bric (Brasile, Russia, India e Cina), dove la manodopera rappresenta ancora uno dei fattori determinanti nella crescita economica e industriale. Proprio i Paesi in fase di sviluppo, se vogliono essere concorrenti delle aziende europee e americane, non possono rinunciare all’innovazione tecnologica. “Introdurre l’IoT in Europa e Usa – sintetizza l’articolo – può danneggiare i Paesi in fase di sviluppo, perché concorre ad aumentare il gap, a vantaggio dei Paesi più industrializzati”.
Non dimentichiamo la società
Come sempre avviene, le previsioni degli analisti dovranno necessariamente confrontarsi con la realtà sociale ed economica globale. I sistemi automatizzati sono potenzialmente in grado di sostituire metà degli attuali lavoratori mondiali. Ma per ottenere questi risultati sarà necessario investire nella modernizzazione degli impianti e disporre di figure professionali in grado di implementare simili tecnologie. Il tutto senza dimenticare che, come ci insegna la storia, le innovazioni tecnologiche non possono prescindere dal mercato.
Del resto, come si legge nell’articolo pubblicato su Hi News Russia, “nei prossimi anni verrà investito moltissimo nell’automazione spinta. Ma se questo farà perdere posti di lavoro e farà aumentare il prezzo dei prodotti finali, le persone non saranno più in grado di acquistare. Anche se il lavoro di un uomo potrà essere sostituito dalla macchine, servirà sempre qualcuno che possa comprare i prodotti. Sarà necessario mantenere il giusto equilibrio.
Sicuramente i primi a sfruttare i vantaggi di Industry 4.0 ne trarranno i massimi vantaggi. Ma se cresceranno i costi degli impianti, a fronte di una riduzione dei prezzi dei prodotti finali, le aziende manifatturiere non saranno più disposte ad acquistare nuovi impianti e questo potrebbe portare a un ridimensionamento degli obiettivi di Industry 4.0”.