Come noto, ai sensi del comma 1 dell’art. 5 del DM “Transizione 5.0” non sono ammissibili al beneficio i progetti di innovazione con investimenti destinati “ad attività direttamente connesse all’uso dei combustibili fossili, compreso l’uso a valle”. Questo significa (fatta eccezione per alcune macchine specifiche ed indicate dalla normativa) che la normativa non esclude dall’incentivo i motori alimentati da HVO o da biodiesel. (che non sono combustibili fossili). Infatti, come indicato sul sito di Enea, i “Biocarburanti sono dei combustibili ottenuti in modo indiretto dalle biomasse, ovvero da fonti rinnovabili come grano, mais, bietola, canna da zucchero ecc.”. Un’affermazione già confermata ufficialmente dagli enti europei e dal MEF.
Quest’ultima affermazione è però stata smentita da una delle FAQ pubblicate dal Mimit il 25 settembre. Il documento è infatti estremamente chiaro. A fronte della domanda: È possibile agevolare con l’incentivo Transizione 5.0 le Macchine Mobili non Stradali alimentate a combustibili fossili? Il Mimit risponde che”Il rispetto del principio DNSH determina la non ammissibilità all’incentivo Transizione 5.0 delle Macchine Mobili non Stradali alimentate a combustibili fossili, così come definite dal Regolamento Europeo 2016/1628. Tali veicoli, inoltre, essendo omologati per l’uso di combustibili fossili, non risultano agevolabili neanche nel caso in cui, per l’uso degli stessi, si intendano impiegare combustibili alternativi quali HVO o Biodiesel.
La risposta lascia davvero sconcertati, in quanto, i tecnici del Mimit sono arrivati ad affermare che un veicolo non è agevolabile perché, potenzialmente, potrebbe utilizzare un combustibile fossile. Un’assurdità soprattutto in un Paese in cui il 48% energia elettrica (che dovrebbe essere green) viene prodotta da impianti che utilizzano motori alimentati da combustione fossile.