Chi certifica i requisiti di Transizione 5.o? E’ questa una delle tante domande che, da oltre un mese, si inseguono a seguito della pubblicazione del DL 19/2024 che, di fatto, ha sancito la nascita ufficiale di Transizione 5.0. Del resto il Decreto non è stato chiaro, in quanto si è limitato a specificare che le certificazioni richieste dovranno essere “rilasciate da un valutatore indipendente, secondo criteri e modalita’ individuate con il decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy ”. Non è quindi chiaro, al momento, quali saranno le figure professionali in possesso dei requisiti di “indipendenza, imparzialita’, onorabilita’ e professionalita‘” previsti dal Ministero. Il Decreto (pur non escludendo le professioni tecniche) anticipa, però, che tra i soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni sono compresi, in ogni caso:
i) gli Esperti in Gestione dell’Energia (EGE) certificati da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI 11339;
ii) le Energy Service Company (ESCo) certificate da organismo accreditato secondo la norma UNI CEI”.
Un’analisi su base nazionale ha però mostrato che gli EGE sono solo 1.674 e le Esco certificate 1.025. E’ quindi impossibile che questi professionisti possano far fronte alle richieste potenziali di 4 milioni di micro imprese e 214.000 PMI regolarmente presenti in Italia. Questo perché, se anche solo la metà delle aziende italiane dovessero fare ricorso a Transizione 5.0, ognuno di questi nuovi esperti dovrebbe istruire oltre 600 pratiche. E’ quindi logico che anche altri professionisti siano abilitati a redigere tali perizie e, nello specifico, appare logico attendersi che i decreti attuativi comprenderanno anche quanti hanno certificato i requisiti previsti da Transizione 4.0.
Delusione per la Rete Professioni Tecniche
Alcune categorie sono però andate oltre, chiedendo che venissero abilitati tutti i tecnici “abilitati alla progettazione di edifici ed impianti (benché non si capisca quali competenze in area industriale possa possedere chi ha sempre progettato edifici, ndr). Una perplessità confermata anche in sede di verifica degli emendamenti presentati alla Commissione Bilancio della Camera, come evidenzia con rammarico la stessa Rete delle professioni tecniche (Rpt): Le professioni di area tecnica abilitate alla progettazione di edifici ed impianti appartenenti, “ovvero circa 600.000 iscritti all’albo”, sono “profondamente deluse” per quanto accaduto in Commissione Bilancio alla Camera, dove è stato ritirato un emendamento di FdI al decreto Pnrr per “inserire i professionisti nelle attività di certificazione dei requisiti di Transizione 5.0”.
“L’iniziale esclusione dei professionisti ordinistici” dal testo era stata ritenuta dalla Rpt “una illegittima discriminazione tra professionisti esercenti attività già esistenti, sovrapponibili nell’ordinamento a parità di conoscenze e competenze”.
Tra i soggetti abilitati alla certificazione – si legge nelle motivazioni all’emendamento di FdI, presentato al decreto, poi ritirato – oltre agli esperti in gestione dell’energia (Ege), non possono essere esclusi i professionisti abilitati dell’area tecnica, qualificati per “redigere gli attestati di prestazione energetica, ovvero per eseguire le diagnosi energetiche di edifici ed impianti”.
Il ritiro dell’emendamento, va avanti la nota, “che secondo il governo estenderebbe troppo il perimetro dei soggetti autorizzati al rilascio delle certificazioni, getta via con un “colpo di spugna” quanto fatto.
E, perciò, la Rpt annuncia “una dura battaglia per impugnare tutti i bandi del Pnrr sul tema di transizione 5.0 e certificazioni”.