Lo scorso anno il Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprise) dell’Università di Brescia presentando i risultati di “The Digital Manufacturing Revolution” offrì un quadro di notevole arretratezza nell’utilizzo delle tecnologie della Digital Manufacturing. L’indagine, volta ad indagare se, e come, alcune nuove tecnologie digitali fossero note ed implementate dalle aziende manifatturiere italiane, evidenziò, in modo abbastanza nitido, come una quota parte rilevante delle aziende manifatturiere non non avesse una conoscenza (nemmeno di base) delle tecnologie indagate.
I risultati proposti da un’indagine di Federmeccanica sono invece completamente diversi. Il questionario proposto ha analizzato 11 tecnologie “abilitanti”: meccatronica, robotica, robotica collaborativa, IoT, Big Data, Cloud Computing, sicurezza informatica, stampa 3D, simulazione, nanotecnologie e materiali intelligenti.
Contrariamente a quanto rilevato dagli specialisti di Brescia, il 64% delle imprese del campione ha adottato almeno una delle tecnologie considerate.Dall’analisi dei numeri emerge, inoltre, come la percentuale di adozione delle nuove tecnologie cresca con le dimensioni delle aziende stesse, passando dal 42% tra le micro‐imprese all’87% tra le grandi. Così come emerge, con un dato abbastanza scontato, che le aziende attive sui mercati internazionali hanno una maggior propensione ad adottare le nuove tecnologie.
Numeri su cui ragionare
A fronte di dati tanto positivi, occorre però approfondire l’analisi. Anche perché l’indagine ha inserito alcune tecnologie non sempre prese in considerazione in altri studi. Prima tra tutte la sicurezza informatica che, benché fondamentale, non è unanimemente considerata un fattore innovativo, ma “difensivo”. Inoltre, ammettono gli stessi ricercatori, è lecito supporre che siano state soprattutto le aziende attive nell’ambito delle nuove tecnologie a rispondere, falsando così parzialmente il risultato reale.
É però interessante rimarcare come le imprese stesse valutino il proprio livello di digitalizzazione: il 28% del campione lo giudica “alto”, mentre il 62% e il 9%, rispettivamente, “medio” e “basso”.
Infine le micro imprese (fino a 10 dipendenti) dichiarano un livello di conoscenza delle tecnologie maggiore rispetto alle piccole imprese.
Inoltre tra gli adopter (ovvero le realtà che dichiarano di utilizzare almeno una delle tecnologie analizzate), le micro imprese, in media, adottano un numero di tecnologie (5,5) analogo a quello dichiarato dalle grandi imprese. Il valore è inoltre migliore rispetto alle piccole imprese (3,7) e alle medie (4,9).
Non facciamo la guerra dei prezzi
Su questi risultati si discuterà molto nel prossimo futuro, soprattutto nel corso del prossimo Forum Meccatronica di Modena.
Nel frattempo è interessante capire quali ragioni spingono le aziende italiane a investire nelle nuove tecnologie. I Centro Studi di Federmecccanica ritiene che l’obiettivo sia quello di agire sui fattori competitivi: qualità del prodotto, innovatività del prodotto, capacità di gestire la produzione in lotti singoli, personalizzazione del prodotto e del servizio e capacità di erogare servizi correlati ai prodotti stessi. Al contrario, chi sceglie di proseguire con le tecnologie più tradizionali è condizionato dalla necessità di mantenere basso il prezzo.
Quanti dichiarano di aver raggiunto un elevato livello di digitalizzazione attribuiscono un’importanza determinate a: miglioramento della produttività, rapidità del time‐to‐market e l’utilizzo di sistemi virtuali per la progettazione e la prototipazione.
Sempre più robotica
Nella valutazione delle tecnologie conosciute, il valore più elevato è ovviamente rappresentato da quelle legate alla sicurezza informatica (93%), seguita da robotica (85%), meccatronica (76%), stampa 3D (75%), cloud computing (72%), simulazione (71%), IoT (55%). Ma anche le altre tecnologie ottengono risultati più che lusinghieri, posizionandosi sempre al di sopra del 40%, con la sola robotica collaborativa leggermente al di sotto di tale soglia. Risultati che, però, devono essere considerati con una certa attenzione, in quanto lo studio parla di “tecnologie conosciute”, senza approfondirne il livello di effettiva conoscenza e utilizzo.
Analizzando, invece, al numero medio di tecnologie effettivamente adottate, che cresce in ragione del livello di digitalizzazione dichiarato, si hanno risultati altrettanto entusiasmanti: si passa da una media di 3,4 tecnologie adottate per le imprese che dichiarano un basso livello di digitalizzazione ad una media di 4,8 e 5,7 per le imprese che dichiarano, rispettivamente, un grado di digitalizzazione medio e alto. Oltre il 70% delle imprese che adottano almeno una tecnologia, ne adotta un numero compreso tra due e sei. Il 7% circa ne adotta addirittura più di nove.
Investiremo sempre più?
Gli investimenti, in ogni caso, non sembrano arrestarsi e già nell’arco del prossimo anno, il 45% delle aziende investirà in sicurezza informatica. Ma è interessante rilevare come ottengono risultati interessanti anche la simulazione (26%), il cloud computing (21%) e la robotica (20%).
Stupisce, di contro, il fatto che, esclusa la sicurezza informatica, oltre il 50% delle imprese dichiari di non avere intenzione di effettuare alcun investimento nelle tecnologie proposte.
Complessivamente, si legge nel documento, “i dati confermano un approccio prudente da parte delle imprese che non sembrano subire più di tanto il fascino delle tecnologie mediaticamente più alla moda (come stampa 3D, nanotecnologie, robotica collaborativa…). Colpiscono invece in positivo le intenzioni di investimento sia sul breve sia nel medio termine sulla simulazione. Ciò, insieme al cloud computing, all’IoT ed ai Big Data testimonia in modo coerente una significativa attenzione nei confronti del tema della digitalizzazione della manifattura e dell’Industria 4.0”.