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    Sei qui:Home»Approfondimenti»Industry 4.0: a che punto siamo

    Industry 4.0: a che punto siamo

    By Antonella Camisasca30/01/20184 Mins Read
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    Ne hanno discusso i vertici di Fanuc Italia in un recente Open House aperto a clienti e partner strategici

    In occasione dell’Open House organizzata recentemente dalla giapponese Fanuc presso la propria sede di Arese (MI), la società ha suggerito una nuova interpretazione di Industry 4.0, con un modello produttivo che mette l’uomo al centro.

    Durante l’evento “porte aperte” dedicato alla diffusione della conoscenza nei confronti delle tecnologie dirompenti che stanno guidando il cambiamento in chiave Industry 4.0, Fanuc ha promosso sia i workshop tecnici Robot-CNC-Robomachines sia una visita allo show room dove erano esposte le più evolute soluzioni delle sue divisioni.

    In occasione della tavola rotonda intitolata “INDUSTRIA 4.0: I passi fondamentali verso il cambiamento e la redditività”, Fanuc si è, invece, confrontata con alcuni partner sull’impatto reale degli incentivi governativi nei confronti del tessuto industriale italiano.

    Paolo Guazzotti, Responsabile dell’Area Industria e Innovazione di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, insieme a Maurizio Porta, CEO di Porta Solutions, Stefano Linari, CEO di Alleantia, e Gabriele Grassi, Responsabile Comunicazione di Elettric80, si sono confrontati su stato dell’arte, opportunità e prospettive che questo particolare momento storico ed economico porge alle imprese, offrendo ai partecipanti all’Open House diversi spunti di riflessione su come approfittare del cambiamento in essere.

    Nello specifico, secondo Paolo Guazzotti, Industry 4.0 rappresenta un obiettivo strategico verso cui tendere, in quanto è in grado di impattare sui processi, sui prodotti, sui servizi e sull’intero modello di business dell’impresa.Per quanto concerne, invece, il reale impatto degli incentivi fiscali previsti dalle Leggi di Bilancio 2017-2018, un’analisi di UCIMU sottolinea come la domanda interna nel terzo trimestre 2017 sia cresciuta del 68,8% rispetto all’equivalente trimestre 2016, segno che la voglia di rinnovamento c’è e che le aziende sono sensibili al cambiamento.

    A sua volta, Maurizio Porta ha sottolineato l’importanza di due aspetti direttamente legati all’innovazione tecnologica: la manutenzione predittiva e il risparmio energetico. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti d’America ha quantificato attraverso un’approfondita analisi il valore della manutenzione predittiva: la sua esecuzione comporta un risparmio minimo del 30% in costi di manutenzione reattiva e del 45% in tempi di fermo. Certo, non tutte le imprese dispongono dei mezzi per investire in macchine utensili tecnologicamente avanzate.
    «Con un ritorno anche per i finanziamenti concessi dalle banche alle imprese: grazie all’analisi dei dati raccolti dalle macchine in rete, gli istituti creditizi avranno modo di verificare l’effettiva produttività e quindi affidabilità di chi richiede un prestito».

    Anche Stefano Linari ha approfondito la tematica del risparmio energetico dimostrando come l’attivazione nel cloud di particolari algoritmi di calcolo avanzato permette di ottimizzare produzione e prestazioni individuando attraverso l’analisi degli indici di efficienza quali componenti, macchine e dispositivi vengono “sfruttati” in maniera ottimale o, al contrario, errato.

    Gabriele Grassi ha successivamente spostato l’attenzione sul vero protagonista della Nuova Rivoluzione Industriale: l’uomo. «La vera sfida – ha sottolineato – non è diventare Industry 4.0, ma restarlo nel tempo. Per questo motivo è necessario allenarsi al cambiamento e investire in conoscenza e formazione, così da essere sempre in grado di sfruttare al meglio le innovazioni tecnologiche e convertirsi alla flessibilità. Pensare il cambiamento in termini di Smart Factory non è sufficiente: occorre puntare alla Smart Evolution, perché solo fornendo alle persone gli strumenti e le competenze si potranno raggiungere i risultati desiderati».

    Infine Marco Ghirardello, General Manager di Fanuc Italia e VP di Fanuc Europe, ha evidenziato come la teoria di Industria 4.0 sia già da tempo realtà negli stabilimenti produttivi Fanuc in Giappone, dove vere e proprie fabbriche interconnesse e completamente automatizzate registrano e analizzato ogni cosa con finalità di controllo qualità e tracciabilità.
    Un tipo di produzione così avanzata richiede ovviamente il ripensamento in chiave lean di tutta la struttura aziendale, poiché a nulla serve avere a disposizione dati e valori se poi non esistono né il personale né gli strumenti in grado di interpretarli.

    “Fanuc – ha spiegato Ghirardello – sta investendo nella diffusione della conoscenza dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende. Ci sono diversi livelli di AI implementabili, ma vogliamo dimostrare che non si tratta di fantascienza: la manutenzione predittiva costituisce il primo passo ed è già da subito alla portata di tutti, perché attraverso la programmazione ragionata di interventi di manutenzione si possono ridurre i tempi di fermo, ottimizzare l’uso dei componenti e la loro vita, e di conseguenza risparmiare tempo, energia e denaro e aumentare la competitività. Il machine learning e il deep learning sono passi altrettanto importanti ma successivi».

    Non a caso, Fanuc sostiene l’introduzione delle nuove tecnologie nelle aziende attraverso l’implementazione della piattaforma IIoT FANUC FIELD, e delle applicazioni MT-Linki che attivano il collegamento in rete di macchine e dispositivi, anche di terze parti, per scopi di manutenzione preventiva, mentre Zero Down Time ZDT è il servizio integrato nei robot Fanuc che ne attiva il monitoraggio da remoto via cloud.

      

    Fanuc Impresa 4.0 Industria 4.0 Industry 4.0 Open House
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    Antonella Camisasca

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