Con l’approvazione definitiva del DL n. 181/2023 – Decreto sicurezza energetica, approvato oggi dal Senato, è stato tolo l’ultimo vincolo al varo ufficiale del Piano Transizione 5.0, ovvero il piano di incentivi voluto dal Governo per sostenere la digitalizzazione delle industrie italiane, ma premiando anche l’attenzione all’ambiente e, soprattutto, il contenimento dei consumi energetici.
Per questa ragione Transizione 5.0 si aggiunge al Piano Nazionale Industria 4.0 / Transizione 4.0 che, sinora, aveva premiato “solo” la digitalizzazione dei processi produttivi, con una particolare attenzione per il requisito dell’interconnessione, ovvero la capacità di scambiare dati da le macchine e la piattaforma di gestione.
Al momento, il Consiglio dei Ministri non ha ancora diffuso una nota in merito (nota che, tra l’altro potrebbe poi essere smentita dai decreti ufficiali – come già accaduto negli scorsi mesi), ma è ormai quali sicuro che saranno previsti tre nuovi crediti di imposta (per un totale di 6,3 miliardi di euro nel biennio 2024-25), da aggiungere agli incentivi del piano Transizione 4.0, che sosterrà la digitalizzazione dei processi produttivi.
Transizione 5.0, premierà gli investimenti in beni e attività che in grado di garantire risparmi energetici o efficienza energetica.
Transizione 5.0: aliquote differenziate
I tre crediti saranno così suddivisi:
- Acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0: 3,78 miliardi di euro;
- Acquisto di beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili ad esclusione delle biomasse per 1,8 miliardi di euro;
- formazione del personale in competenze per la transizione verde per 630 milioni di euro.
Come misurare Transizione 5.0
I vantaggi in termini di efficienza energetica e risparmio di energia dovranno essere dimostrati.
Per tale ragione, in caso di investimenti in beni 4.0, il risparmio energetico conseguito nei processi target dovrà essere pari ad almeno il 5% rispetto ai consumi precedenti per gli stessi processi;
Di contro, in assenza di specifici processi target, la riduzione del consumo finale di energia dovrà essere di almeno il 3%.
In base ai risultati conseguiti, si potrà accedere a tre differenti aliquote e sarà necessario disporre di una certificazione ex-ante e di una ex-post, in cui un professionista verificare che i parametri siano effettivamente rispettati.
Il processo, stante queste anticipazioni, appare abbastanza complesso, ma occorrerà attendere il decreto attuativo per conoscere le modalità e le agevolazioni previste.
Cosa ha detto il Ministro Urso alla Camera
“Per gli investimenti del 2024 e del 2025, quindi, sarà riconosciuto un incentivo sotto forma di credito d’imposta in relazione a progetti di investimento che comportino un risparmio energetico almeno del 3 per cento, a livello di impresa, o del 5 per cento per il processo produttivo interessato. Rispetto al Piano 4.0 sono previste aliquote più elevate e crescenti in base al livello di efficienza, che potranno raggiungere anche il 40 per cento. Sarà, inoltre, incrementato il tetto massimo agevolabile, dagli attuali 20 a 50 milioni di euro, così da rendere il Piano una leva per rendere ancora più efficace l’azione di attrazione di investimenti stranieri nel nostro Paese. Saranno altresì inclusi gli investimenti in formazione – questo è quello che chiedevano le imprese, in modo specifico – fino al massimo del 10 per cento dell’investimento agevolabile. Non è, infatti, sufficiente investire in tecnologia, ma l’esperienza ci dice che occorre sempre più avere personale in grado di far funzionare questa tecnologia”.
Premi alla produzione di energia elettrica
“Tra gli investimenti agevolabili sono inclusi anche quelli per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, destinati all’autoconsumo. Punteremo a privilegiare al massimo la tecnologia europea e, quindi, nazionale. Per questo, per favorire la tecnologia nazionale, nel decreto Energia abbiamo già previsto una norma in base alla quale l’ENEA realizzerà un registro con tre classi di prestazione energetica degli impianti fotovoltaici. Quindi, il Piano Transizione 5.0 agevolerà, con maggiore intensità, gli investimenti su impianti della prima classe in cui si concentra, soprattutto, l’offerta di produttori europei e italiani, inclusi quelli sviluppati dall’ENEL nello stabilimento di Catania, che così potrà diventare, a breve, il più grande stabilimento fotovoltaico d’Europa. Il decreto-legge sarà varato a gennaio e ad esso seguirà immediatamente un decreto attuativo del mio Dicastero che, di fatto, è già pronto”.
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