Oltre 5000 imprenditori si sono dati appuntamento in aula Nervi, di fronte al Papa, nell’ultima assemblea annuale di Confindustria. Un appuntamento importante, anche per i timori legati al futuro del lavoro. E proprio di lavoro, in particolare per quanto riguarda la componente del lavoro “degno” è quella del “lavoro creativo” ha parlato il presidente Carlo Bonomi nel corso della propria relazione. In particolare Bonomi ha ricordato che “Su questo fronte, come imprese industriali, da una parte, siamo protagoniste di una duplice rivoluzione molto sfidante, dall’altra siamo costrette a pagare un prezzo assai elevato.
La duplice rivoluzione è naturalmente quella della transizione digitale e della sostenibilità ambientale ed energetica.
Sfide che obbligano ogni perimetro e modello organizzativo d’impresa a ripensare radicalmente investimenti e costi, capitale fisico e immateriale, competenze e professionalità necessarie per realizzare la transizione nei modi e tempi che oggi ci sono imposti. E questo, nelle condizioni attuali di aggravi di costo così enormi, rischia di creare molti effetti negativi per interi settori dell’industria e per i relativi occupati”.
Industria 4.0 deve essere ripristinata “integralmente”
Ma è stato soprattutto il passaggio successivo a stupire gli ascoltatori e che sembra essere un messaggio indirizzato ai politici: “Industria 4.0 era ed è – se la ripristiniamo integralmente e, anzi, la potenziamo rendendola incentivo strutturale e non a tempo – la via maestra da seguire per realizzare al meglio queste sfide”. Una richiesta dettata anche da fatto che, stante la legge attuale, dal prossimo anno il Credito d’Imposta sarà abbassato al 20%, contro l’attuale 40%, rendendo l’incentivo alla digitalizzazione ben poco appetibile, anche in considerazione del fatto che i prezzi di macchine ed impianti sono cresciuti ben oltre il 20% negli ultimi mesi…
La richiesta di Bonomi, non è però piaciuta a Stefano Patuanelli, attuale Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Dal 2019 al 2021, anni in cui il Piano Industria 4.0 è stato rinominato Transizione 4.0, Patuanelli era infatti Ministro dello sviluppo economico ed aveva reso almeno pluriennale l’agevolazione per la digitalizzazione dei sistemi produttivi.
Proprio Patuanelli, in una nota, ha così risposto piccato alla relazione di Bonomi: “Io davvero non riesco più a capire. L’ex Industria 4.0 è stato già potenziato in Transizione 4.0 nel corso del mio mandato al MiSE, gli incentivi sono stati resi fruibili tramite i crediti d’imposta, si è così ampliata la platea e si sono accelerati i tempi di fruizione da parte delle imprese. Il Piano Nazionale Transizione 4.0 è stato reso pluriennale nel 2020 con 24 miliardi di euro e abbiamo congiuntamente innalzato le aliquote; è stata la prima volta che un Governo, il Conte 2, ha compiuto passi così decisi in quella direzione. Abbiamo anche proposto, nel corso del mandato di questo Governo, di rendere questi crediti cedibili, per dare ulteriore impulso al pacchetto 4.0. Proposta bocciata.
Caro Carlo, perché parli come se tutto questo non fosse mai avvenuto?
PS. Per inciso: il potenziamento e la resa strutturale del Piano Nazionale Transizione 4.0 è nel programma di Governo del MoVimento 5 Stelle. Assieme all’estensione della cedibilità dei crediti.”
Progetti o opportunismo?
Lo “scontro” a distanza tra i due leader, in realtà, stupisce solo parzialmente. E’ infatti noto da tempo che Confindustria stia chiedendo (seppur sottotraccia) di potenziale ulteriormente gli incentivi 4.0 nei prossimi anni, anche in considerazione dei ritardi nelle consegne di macchine e impianti. Mentre la risposta del politico è ovviamente frutto della campagna elettorale in corso.
Ma l’auspicio è che la classe politica sia davvero attenta alle esigenze del mondo industriale ad alla necessità di rendere competitive le nostre imprese.
Testo integrale dell’intervento di Carlo Bonomi