Si sono da poco chiuse le porte dell’undicesima edizione di SPS Italia, la più importante fiera dedicata all’automazione industriale che ogni anno si svolge alla Fiera di Parma e che vede sempre una grande affluenza. Un’edizione di successo che ha contato la presenza di 38.713 visitatori e oltre 800 espositori e anche quest’anno, immancabile la presenza di Turck Banner, fornitore di sensoristica, illuminatori e segnalatori industriali, sistemi bus e sicurezza.
Condividiamo con voi l’intervista a Giuliano Collodel, Managing Director di Turck Banner, per sapere cosa l’azienda ha portato in fiera, per conoscere le ultime tendenze del settore presentate ai visitatori e scoprire il segreto del suo successo.
La presenza di Turck Banner a SPS è una certezza. In cosa si è differenziata, a suo parere, questa edizione della fiera dalle altre?
“Quest’anno abbiamo dato un contributo di valore a SPS, con 160 m2 di stand: un impegno notevole ed al contempo di grande soddisfazione. Oltre a questo, anche il numero di professionisti dell’azienda presenti è stato un elemento differenziante: avevamo all’attivo 18 persone di Turck Banner in loco, a dimostrazione di quanto per noi sia importante fornire ai visitatori l’assistenza dei nostri esperti. In più le due case madri Turck e Banner, hanno cercato di fare qualcosa di più particolare: l’introduzione di una macchina con due robot spider per la gestione del cioccolato, un po’ come regalo per i visitatori, un po’ per far vedere al meglio le apparecchiature. Anche questo ha rappresentato sicuramente un bell’investimento. Inoltre, Banner ha portato ad SPS le novità dell’ultimo mese, ed abbiamo allestito ad hoc i macchinari e le relative simulazioni di processo proprio per mostrarli ai visitatori”.
Quali novità hanno potuto conoscere i visitatori nel vostro stand?
“Oltre al prodotto in sé, una novità importante è stata Turck Banner stessa. È vero che è una realtà che ha 25 anni di storia alle spalle, ma è anche vero che solo negli ultimi anni stiamo investendo tanto nel marketing e nella comunicazione. Quindi, il fatto di vedere così tante persone del team e vedere così tante novità a 360 gradi (dall’RFD all’illuminazione fino alle nuove sensoristiche che coinvolgono sia Turck che Banner) è stato sicuramente molto apprezzato. Questo ci ha sicuramente ripagato tanto e dato tanta soddisfazione”.
Qual è il segreto del successo di Turck Banner?
“Il segreto del nostro successo è sicuramente il team giovane e performante su cui l’azienda può contare, il nostro marketing brillante e i nuovi commerciali “freschi e appassionati”. Un cambio generazionale che, legato a questo concetto di “family company”, contribuisce senza dubbio al nostro successo. Turck e Banner sono entrambe due family company e per questo Turck Banner stessa vuole esserlo a sua volta, un contesto dove non ci sono grandi differenze tra l’AD o il tecnico. Siamo tutti qui e ci diamo tutti da fare. Inoltre, siamo ancora piccoli, non siamo una enorme multinazionale; siamo ancora snelli e forse anche questo ci permette di essere molto più flessibili anche su eventuali problematiche. Il nostro è un vero e proprio lavoro di squadra: il team perde, il team vince”.
Il settore industriale è sempre più automatizzato e molte aziende si rivolgono a dei professionisti come voi per attuare un processo di trasformazione di successo. Cosa vi differenzia dai competitor?
“La cosa che potrebbe sembrare una difficoltà, per noi è una sfida ed un vantaggio differenziale: il vasto portfolio di componenti e di prodotti che vendiamo. Ad oggi sul mercato siamo una delle pochissime realtà che partono dal piccolo sensore fotocellula, fino ad arrivare al componente modulo I/O, quindi tecnologicamente più avanzato, con tutto quello che è il bordo macchina, l’elettronica di macchina, l’illuminazione, il controllo identificativo e i sistemi di visione. Quindi diciamo che, il cliente che si affida a noi, ha davanti a sé una società che ad ampio spettro riesce ad avere molte conoscenze e di conseguenza diverse opzioni di soluzione. La componentistica di Turck Banner è comunque settoriale, ma è la nostra competenza che ci permette di offrire una vera e propria garanzia: sappiamo esattamente di cosa parliamo e di cosa il cliente ha bisogno.
Miniaturizzazione e facilità di implementazione rappresentano due richieste molto presenti sul mercato. Come rispondete a queste esigenze?
“Per quanto riguarda la miniaturizzazione, sia Turck che Banner sono state le prime a creare le micro fotocellule, e a cercare di ridurre gli ingombri. Posso affermare che è un processo già in esecuzione e che sta proseguendo con oggetti sempre più customizzati e compatti. Sulla facilità di implementazione, i nostri prodotti possono a volte essere plug and play come ad esempio un sistema modulare, IO-Link, fotocellula, la configurazione risulta assolutamente facile. Esistono sempre degli oggetti un po’ più complessi, ma abbiamo sicuramente delle interfacce intuitive per l’operatore. In Turck Banner cerchiamo sempre di rendere le cose più semplici possibile per il cliente anche perché, più è facile, più piace al cliente e più compra. Ad oggi non vediamo grosse criticità da parte dei clienti; sono tutte soluzioni configurabili e incrementabili, alcune plug and play e altre che necessitano una configurazione. Ma niente di complicato”.
Nei mesi scorsi, l’intero settore ha dovuto fronteggiare la carenza di componentistica. Voi come avete superato queste difficoltà e come vi siete organizzati per prevenirle in futuro?
“Noi siamo stati, come tutti, sorpresi da questa carenza. Lo shortage iniziale non era così drammatico perché facciamo parte di due multinazionali che vendono in tutto il mondo. Avendo diversi prodotti, non tutti coinvolti in questa difficoltà, siamo riusciti ad affrontare la crisi. Abbiamo avuto la fortuna che, di tutti i nostri prodotti, solo alcuni di essi hanno subito in parte questa crisi. Inoltre, abbiamo cercato di vendere solo quello che potevamo garantire al cliente. Ci ha sicuramente aiutato un’organizzazione snella che ci ha permesso di cambiare i target durante l’anno, oltre ad alcuni focus operativi settoriali, non soltanto del prodotto: abbandonare l’automotive per spostarci sul packaging o andare sul mercato verticale dove l’OEM aveva bisogno di determinate linee di prodotti che noi avevamo. Abbiamo, infine, un buon magazzino e riusciamo a lavorare con i forecast a lungo termine. Tutto ciò quindi ci ha permesso di “salvarci”, tanto che nel 2022 abbiamo raggiunto il budget con una crescita sia di fatturato che di ordinato”.