Nella corso della seduta del Consiglio dei Ministri del 23 febbraio, è stato approvato il Disegno di Legge: “Revisione del sistema degli incentivi alle imprese”. Si tratta di un documento da tempo atteso e promesso dal ministro Urso, che nei giorni scorsi aveva ribadito l’importa di una ridefinizione ed una stabilizzazione delle agevolazioni.
L’attesa modifica, del resto, era nell’aria da tempo, dopo la delusione della Finanziaria 2023, che non conteneva nessuna delle integrazioni promesse più volte dal Governo. Già dalla scorsa primavera, infatti, i tecnici del Mise erano al lavoro per introdurre alcune novità e la stessa premier Meloni, al momento del proprio insediamento, aveva ribadito il proprio supporto alle attività produttive.
Segnali forti, inoltre, erano arrivati nel corso dell’assemblea annuale di Confindustria, svolta di fronte al Papa Francesco, nel corso della quale il presidente Carlo Bonomi era stato molto diretto “Industria 4.0 era ed è – se la ripristiniamo integralmente e, anzi, la potenziamo rendendola incentivo strutturale e non a tempo – la via maestra da seguire per realizzare al meglio queste sfide”.
Il tutto in un contesto europeo in cui la burocrazia italiana non riesce a spendere i fondi del PNRR, liquidità di cui avrebbero invece bisogno le aziende italiane.
Cosa contiene il DDL incentivi alle imprese
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha così approvato, con procedura d’urgenza, un disegno di legge di revisione del sistema degli incentivi alle imprese.
Il testo delega il Governo ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per la definizione di un quadro organico per l’attivazione del sostegno pubblico attraverso incentivi alle imprese, in modo da razionalizzare e semplificare gli incentivi e ridurre i tempi e i costi delle relative richieste.
Le nuove norme introducono, tra l’altro, i seguenti principi guida degli interventi di incentivazione:
- programmazione degli interventi da parte di ciascuna amministrazione e indicazione della loro estensione temporale, anche pluriennale, in modo da assicurare un sostegno tendenzialmente continuativo e adeguato alle finalità stabilite;
- misurabilità dell’impatto nell’ambito economico oggetto degli incentivi, sulla base della valutazione in itinere ed ex post degli effetti ottenuti;
- rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale per uno sviluppo economico armonico ed equilibrato della Nazione, con particolare riferimento alle politiche d’incentivazione della base produttiva del Mezzogiorno;
- valorizzazione del contributo delle donne alla crescita economica e sociale della Nazione.
Gli interventi normativi si svilupperanno in una duplice direttrice, dovendo consentire:
- la “razionalizzazione dell’offerta di incentivi”, attraverso l’individuazione di un insieme limitato e definito di modelli agevolativi;
- la “codificazione” delle regole procedurali concernenti gli interventi di incentivazione alle imprese, che saranno armonizzate e coordinate in un “codice degli incentivi”.
Il testo promuove la digitalizzazione e la semplicità delle procedure d’incentivazione e un maggior coordinamento di strumenti già esistenti, come il Registro nazionale degli aiuti di Stato (RNA) e la piattaforma telematica “incentivi.gov.it”.
La soddisfazione del ministro Urso…
- riordino e razionalizzazione delle misure di incentivo, alla luce delle valutazioni d’impatto che si effettueranno;
- coordinamento tra le amministrazioni centrali e regionali in modo da prevenire sovrapposizioni e sprechi;
- semplificazione, chiarezza e conoscibilità attraverso il codice dell’incentivazione che contiene le regole generali che dovranno essere uniformemente osservate.
… la delusione delle imprese
Mentre il ministro Urso si dice soddisfatto, le aspettative delle imprese sono state deluse dal DDL “Incentivi alle imprese”. Dal 2023, infatti, il Credito d’imposta per i beni materiali 4.0 è sceso dal 40% al 20%. Mentre l’incentivo per i beni materiali è sceso dal 50% del 2022 al 20% di quest’anno. Una riduzione drastica, per la quale era legittimo attendersi una ridefinizione, anche in considerazione degli elevati costi dell’energia e dell’aumento dei tassi di interesse, che rendono difficoltosi gli investimenti innovativi. Anche perché il costo di macchine ed impianti, nell’ultimo biennio, è spesso cresciuto più del 20% concesso dall’attuale Piano Transizione 4.0 Numerose aziende erano così in attesa di un’agevolazione che avrebbe dato nuovo impulso agli investimenti.
Il Disegno di Legge approvato dal Consiglio dei Ministri, al contrario, si limita definire una serie di buoni propositi e linee guida, sicuramente condivisibili, ma che potrebbero avere tempi di attuazione medio/lunghi (la scadenza temporale è fissata in 24 mesi) e, per il momento, non genera nessuna certezza alle imprese, che, in molti casi, lasceranno in sospeso investimenti che, al contrario avrebbero creato nuovi posti di lavoro e reso la nostra economia più competitiva.