Dopo un 2017-2018 di grande fermento a seguito dei benefici apportati dal Piano Calenda, non mancano le preoccupazioni per un nuovo anno che potrebbe non portare i medesimi risultati. I timori sono legati soprattutto al Documento di Economia e Finanza (DEF) che dovrà essere approvato nei prossimi mesi e che sancirà le Manovre di gestione dei conti pubblici per il 2019. Ad oggi sembra infatti che venga dato poco spazio alle agevolazioni o investimenti in ottica Industria 4.0.
“I benefici del piano Calenda hanno permesso di ridurre parzialmente il GAP delle aziende manifatturiere italiane rispetto alle organizzazioni di altre nazionalità europee, un divario dovuto essenzialmente alla presenza di macchinari industriali ormai obsoleti e non in linea con i paradigmi dell’industria 4.0. Le apparecchiature utilizzate dalle aziende del nostro Paese sono infatti tutt’oggi ancora molto vecchie – in media 14 anni – nonostante una crescita del 35% anno su anno degli acquisti di macchinari all’avanguardia. ” ha spiegato Fabrizio Scovenna, presidente di ANIE Automazione.
E di macchinari non più adeguati ce ne sono ancora in giro parecchi: sono essenzialmente le grandi imprese ad aver abbracciato i benefici del piano Calenda; per la maggior parte si tratta di grandi realtà locate nel Nord Italia. PMI e Sud sono quindi rimasti ai margini.
L’assenza dell’introduzione, totale o parziale, di agevolazioni quali il super ammortamento, iper ammortamento e della nuova Sabatini rischiano pertanto di bloccare una ventata di innovazione che non si vedeva da 25 anni. Non solo: aumenterà il divario tra le organizzazioni del nostro Paese (sia Nord-Sud che tra piccole e grandi) e verso quelle nazioni dove le imprese continuano ad investire in innovazione.
“Il governo dovrebbe evitare di commettere l’errore di non accompagnare le imprese manifatturiere verso la digital transformation, in quanto il comparto, insieme al giro d’affari legato ai servizi che ruotano attorno all’industria, costituisce un valore determinante per l’economia del Paese, le cui cifre superano addirittura il turismo e l’agricoltura. Il sostegno alla digitalizzazione da Parte del Governo dovrebbe inoltre riguardare il potenziamento degli investimenti nelle tecnologie abilitanti, così da poterle utilizzare per risolvere problematiche legate al di fuori del mondo manifatturiero come quelle inerenti alla sicurezza delle infrastrutture, al dissesto idrogeologico e alla sismicità” ha aggiunto Fabrizio Scovenna.
Non solo: particolare attenzione deve essere fornita anche alla tematica competenze, oggigiorno sempre più richieste dalle aziende per far fronte alle proprie necessità di business. Il mondo accademico, al momento però, non garantisce un numero di esperti in materie digitali tali da compensare la domanda delle imprese italiane: sono infatti 135mila in Italia le pozioni scoperte e 900mila in Europa) Per colmare questo divario è necessario introdurre incentivi per aggiornare le competenze dei lavoratori maturi e sviluppare corsi legati al mondo del digital nelle università.