“Erano anni che l’Italia non viveva un momento di tale fermento tecnologico, con ottime ripercussioni sull’economia del Paese”. Ad affermarlo è Giuliano Busetto, Presidente di Federazione ANIE che ha delineato l’andamento dell’Associazione nel corso del 2017. I dati presentati sono estremamente positivi e superiori a quelli della media nazionale Istat: l’organizzazione Confindustriale che raccoglie nel proprio bacino 1300 aziende associate, rappresentanti del settore industriale, building, energia e infrastrutture, evidenza per il comprato un fatturato aggregato di 78 miliardi di euro, in crescita del 3,8% rispetto al 2016. Scindendo la voce tra l’Elettrotecnica (+2,7%) ed Elettronica (+7,8%), rispetto ai General contractor, si nota che i primi hanno generato 58 miliardi di euro, contro i 20 miliardi dell’altro comparto.
L’Elettrotecnica (soprattutto nel segmento cavi e distribuzione energia) e l’Elettronica (con i risultati maggiormente performanti per Automazione industriale e Sicurezza e Automazione edifici) hanno beneficiato nel 2017 di uno scenario competitivo interno in miglioramento (PIL a +1,55%) e agli incentivi dettati dal Piano 4.0.
“Il vero motore che ha permesso di ottenere risultati tanto importanti è l’attenzione all’innovazione che le imprese associate stanno avendo, investendo il 4% dei propri fatturati in ricerca e sviluppo, contro la media manifatturiera dell’1% registrata dall’Istat. Non solo: la quota di addetti alla R&S nell’industria Elettrotecnica ed Elettronica italiana risulta essere più del doppio rispetto alla media del settore manifatturiero: 8.6% contro il 3.5% della media – ha spiegato Busetto, confermando quindi il legame positivo tra investimenti in tecnologia e risultati di business.
La focalizzazione all’innovazione sarà un punto fermo anche per i prossimi anni, con il 2018 iniziato nel migliore dei modi: il 58% delle 130 aziende intervistate per l’occasione registra una crescita del fatturato in questi primi sei mesi dell’anno, il 46% un aumento delle esportazioni e il 63% degli ordinativi rispetto allo stesso periodo del 2017. Ottime anche le previsioni per l’intero 2018: il 57% delle imprese ANIE intervistate è convinta di ottenere risultati in termini di fatturato totale in crescita rispetto all’anno precedente.
Nonostante un quadro generale in progressivo miglioramento, è necessaria un maggior integrazione tra il mondo privato e quello pubblico, così da sviluppare sinergie comuni, tali da migliorare il benessere dell’intero sistema Paese.
“La tecnologia oggi disponibile ci permette di ridurre il gap accumulato durante gli anni della crisi nei confronti di altre nazioni europee e mondiali: l’Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa e settimo esportatore nel mondo, posizioni queste che devono essere migliorate per tornare ad essere uno degli Stati trainanti dell’Unione – ha speigato Busetto. – “Chiediamo pertanto al nuovo Governo di dare continuità al Piano Impresa 4.0 per proseguire il cammino virtuoso di innovazione che l’industria manifatturiera italiana sta portando avanti. Questa stessa filosofia del fare industria ci piacerebbe che fosse proiettata sul mondo delle Costruzioni e auspichiamo quindi che si possa a breve dare attuazione a un piano Edificio Sostenibile 4.0 (un primo passo verso la città elettrica del futuro). In questa direzione, non possiamo poi non ribadire la richiesta di una piena attuazione della Strategia Energetica nazionale: più rinnovabili, più efficienza energetica e più elettrificazione della domanda. Da ultimo la richiesta più forte: concreti investimenti in Infrastrutture che servono a collegare periferie a centri, città tra loro e l’Italia al mondo. Molto è stato fatto ma molto resta ancora da fare con il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco”.
Da non dimenticare è anche la tematica delle competenze, sempre più necessarie per attuare con successo la digitalizzazione delle imprese e dell’Italia stessa. Esiste infatti un gap tra i profili richiesti dalle aziende e l’offerta presente sul mercato, sia in termini di nuovi entranti nel mondo del lavoro (scuole e università non ancora allineate alle richieste delle aziende) e di profili senior da dover ri-skillare.
Ma la crescente automatizzazione ridurrà i posti di lavoro? L’86% delle imprese intervistate non ha diminuito i livelli occupazionali totali nei primi 6 mesi del 2018. Sull’intero anno invece, il 40% delle organizzazioni prevede una crescita dei lavoratori