E’ stata presentata il 13 novembre alla Camera la bozza della Legge di Bilancio 2021. Un documento particolarmente atteso dopo gli annunci del ministro Patuanelli e le indiscrezioni che segnalavano la possibilità di portare al 50% (contro l’attuale 40%) il Credito d’Imposta riconosciuto a quanti investono in macchine e impianti conformi ai requisiti previsti dal Piano Industria 4.0.
Indiscrezioni confermate dalla bozza attualmente in discussione, che dedica l’articolo 170 – Transizione 4.0 Credito d’imposta per beni strumentali nuovi proprio a questo tema.
Due anni di stabilità e 50% retroattivo
La prima novità riguarda il fatto che il Credito d’Imposta verrà stabilizzato per almeno due anni e non per un solo anno come accaduto sinora.
Ma la notizia ancora più interessante riguarda il fatto che l’agevolazione diventa addirittura retroattiva.
Anziché essere valida dal 1 gennaio del 2021, infatti, verrà applicata già per gli investimenti effettuati da lunedì 16 novembre 2020. Una novità di non poco conto, se consideriamo (come vedremo sotto) che l’agevolazione ha avuto un incremento significativo.
Proprio il comma 1, infatti, specifica che l’agevolazione decorre “dal 16 novembre 2020 e fino al 31 dicembre 2022, ovvero entro il 30 giugno 2023, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione”.
Credito d’imposta al 50%
La novità più entusiasmante, che sicuramente darà un ulteriore slancio agli investimenti è però la scelta di elevare il credito d’imposta dal 40% al 50% per i beni strumentali che rispettano i requisiti del Piano Industria 4.0 e che erano indicati nell’allegato A in vigore dal 2017.
Come si legge al comma 6, infatti, “il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 50% del costo, per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro, nella misura del 30% del costo, per la quota di investimenti superiori a 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro e nella misura del 10 per cento del costo, per la quota di investimenti superiori a 10 milioni e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro”.
Tale valore, però, tornerà al 40% per gli investimenti effettuati dopo il 1° gennaio 2022. Infatti, come si legge al comma 7, alle imprese che effettuano tali investimenti dal 1° gennaio 2022 e fino al 31 dicembre 2022, ovvero entro il 30 giugno 2023, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione.
Il credito d’imposta è riconosciuto nella misura del 40 per cento del costo, per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro, nella misura del 20 per cento del costo, per la quota di investimenti superiori a 2,5 milioni e fino a 10 milioni di euro e nella misura del 10 per cento del costo, per la quota di investimenti superiori a 10 milioni e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro”.
Maggiori agevolazioni anche per il software
Un significativo incremento riguarda anche gli investimenti nel software (i cosiddetti beni immateriali previsti dall’allegato B) per i quali il Credito d’Imposta passa dal 15% al 20%, con le stesse limitazioni temporali previste per macchine e impianti, con la possibilità rendere “agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloud computing, per la quota imputabile per competenza”.
Come utilizzare il Credito d’Imposta?
Chiarimenti importanti riguardano anche le modalità di utilizzo del Credito d’Imposta al 50%.
Un tema al quale è dedicato il comma 9, nel quale viene precisato che “Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione, in tre quote annuali di pari importo, a decorrere dall’anno di avvenuta interconnessione”.
E’ questa una novità particolarmente importante per le aziende, in quanto consente di recuperare subito liquidità, senza dove attendere l’anno successivo.
Maggiore burocrazia nella segnalazione
Così come la Finanziaria 2020 aveva introdotto l’obbligo di indicare in fattura l’intenzione di accedere alle agevolazioni fiscali (obbligo confermato), con la revoca del Credito d’Imposta in caso di indicazioni incomplete, anche in questo caso è stato aggiunto un ulteriore obbligo burocratico, i cui contenuti non sono ancora ben definiti.
Le aziende che investono in beni 4.0, infatti, effettuare “una comunicazione al Ministero dello sviluppo economico”.
Occorrerà però attendere i dettagli di questo obbligo, in quanto, nella bozza della Legge di Bilancio viene indicato che “Con apposito decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico sono stabiliti il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione in relazione a ciascun periodo d’imposta agevolabile”.
Torna la perizia asseverata
Dopo che, nel 2020, era stato concesso di presentare una perizia semplice, dal prossimo anno torna l’obbligo della perizia asseverata. Infatti, come si legge nel comma 12: “le imprese sono inoltre tenute a produrre una perizia asseverata rilasciata da un ingegnere o da un perito industriale iscritti nei rispettivi albi professionali o un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato” per gli investimenti con un costo unitario di acquisizione superiore a 300.000 euro.
Per i beni di costo unitario di acquisizione inferiore a 300.000 euro, al contrario, è ammessa un’autocertificazione rilasciata dal legale rappresentante dell’azienda. Anche se in considerazione della corretta verifica di tutti i requisiti richiesti, rimane consigliabile far predisporre un’analisi tecnica ad un perito o ad un ingegnere realmente competenti.
Scattano i controlli
Benché non si abbia ancora notizia di controlli sulla corretta applicazione dei benefici fiscali, il comma 12 lascia intendere che l’Agenzia delle entrate si stia attrezzando anche in questo senso e che, quindi, sia opportuno predisporre correttamente il rispetto di tutti i requisiti previsti dalla normativa.
Nel testo si legge infatti che qualora “si rendano necessarie valutazioni di ordine tecnico concernenti la qualificazione e la classificazione dei beni, l’Agenzia delle entrate può richiedere al Ministero dello sviluppo economico di esprimere il proprio parere”.
A questo si aggiunge il fatto che “per l’espletamento delle attività di propria competenza, il Ministero dello Sviluppo economico potrà anche avvalersi di soggetti esterni con competenze tecniche specialistiche”.
Clicca qui per scaricare la versione integrale della Bozza della Legge di Bilancio 2021 e scoprire ulteriori dettagli relativi al Credito d’Imposta al 50%.
Occorre precisare che tali norme non hanno ancora validità legislativa, ma che si tratta di una bozza in discussione alla Camera.
A cura del dott. Luigi Lavecchia. Per ulteriori chiarimenti il dott. Lavecchia può essere contattato via mail.