Malgrado le promesse ed i proclami, la Legge di Bilancio ha trascurato completamente il rinnovo di Transizione 4.0, deludendo le attese di quanti si aspettavano un innalzamento del Credito d’Imposta per il beni 4.0. Una situazione che ha offerto a Stefano Patuanelli, ex Ministro per lo Sviluppo Economico, lo spunto per una dura presa di posizione nei confronti dell’attuale Governo, accusato di voler cancellare una norma che tanto a favorito l’innovazione nel nostro Paese:
“Molti osservatori hanno definito questa Manovra poco coraggiosa. Io non sono d’accordo, credo ci voglia davvero molto coraggio nel presentarsi agli italiani con una legge di bilancio che non contiene nulla per gli investimenti e la crescita e che aumenta le disuguaglianze.
Il Governo ha abbracciato una filosofia di decrescita anti-impresa davvero preoccupante, che accompagna il Paese verso la recessione. Non si può spiegare altrimenti il depotenziamento del pacchetto Transizione 4.0 e lo smantellamento del Superbonus 110%.
Le nostre proposte emendative segnalate vanno in soccorso agli imprenditori. Nel Governo Conte 2 abbiamo enormemente potenziato Transizione 4.0 aumentando le percentuali dei crediti d’imposta e rendendoli triennali. Superando il sistema dell’ammortamento abbiamo inoltre dato la possibilità di accedere agli strumenti 4.0 a milioni di imprese italiane.
Questa legge di bilancio propone il dimezzamento di quelle aliquote e, sommando questa assurda scelta politica allo smantellamento del Superbonus, si vuole dare il colpo di grazia agli imprenditori onesti del nostro Paese che vogliono investire con certezza delle regole.
Alcuni parlano di Champions League? Forse è il caso di tornare almeno a giocare in Seria A assieme alle nostre imprese per il momento”.
A onor del vero, il depotenziamento del Piano Transizione 4.0 era già previsto, e l’attuale Governo si è limitato a prendere atto della normativa in vigore. Anche se le mutate condizioni economiche, dalla guerra in Ucraina all’inflazione, suggeriscono la necessità di supportare maggiormente l’intero settore produttivo italiano, a partire dall’ambito manifatturiero.
Ma le polemiche sono destinate ad aumentare dopo che il Decreto Milleproroghe ha “dimenticato” la proroga per la consegna dei beni 4.0. Lo scorso 21 dicembre, al termine del Consiglio dei Ministri, una nota ufficiale recitava: “In materia di credito d’imposta, considerate le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, si proroga al 31 dicembre 2023 il termine per la consegna dei beni strumentali materiali acquistati entro il 31 dicembre 2022, sempre a condizione che il relativo ordine risulti accettato dal venditore e che sia avvenuto il pagamento di un acconto non inferiore al 20% del corrispettivo pattuito”.
Di tale slittamento, però, come raccontiamo nel nostro articolo “Il Decreto Milleproroghe: scomparsa la proroga per il beni 4.0“, non vi è traccia nel documento pubblicato lo scorso 29 dicembre sulla Gazzetta Ufficiale.
Aggiornamento
La Legge di Bilancio 2033, al comma 423, recita però:”423. All’articolo 1, comma 1057, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, concernente il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nuovi, le parole: « ovvero entro il 30 giugno 2023 » sono sostituite dalle seguenti: « ovvero entro il 30 settembre 2023 »”.
Questo significa che la consegna dei beni “4.0” prenotati nel corso del 2022 possono essere consegnati entro il 30 settembre 2023 e non più entro il 30 giugno 2023