Il Piano Transizione 5.0 “tra poche settimane sarà attuato”. Lo ha affermato Adolfo Urso, il ministro del Mimit, martedì 20 febbraio durante l’inaugurazione delle fiere del settore calzature e pelletteria in corso a Milano. Si tratta di una frase che, per molti versi, lascia sconcertati.
Il nuovo piano Transizione 5.0, tra annunci e smentite, ormai si trascina da troppi mesi e proprio i continui rinvii fanno temere la presenza di qualche grave problema.
Breve storia triste… di Transizione 5.0
A metà novembre, nel costo del Digital Italy Summit, il ministro Urso, parlando del piano Transizione 4.0, afferma: “strumento che ha supportato le imprese nell’acquisto di beni materiali e immateriali 4.0, nelle attività di ricerca sviluppo e di formazione. Una misura importante che stiamo ulteriormente potenziando con circa 5 miliardi di euro con progetti di efficientamento energetico delle imprese, in linea con gli obiettivi fissati dal green deal europeo”
Il 24 novembre viene approvato il nuovo piano di ripresa e resilienza – PNRR italiano da parte dell’Unione Europea e prende corpo anche il nuovo capitolo RePowerEU da 194,4 miliardi di euro (122,6 miliardi di euro in prestiti e 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni). Al di là dell’ammontare complessivo, per le aziende italiane è importante il fatto che nel documento sottoscritto dalla Commissione Europea viene specificato, in modo chiaro, che “Transizione 5.0 sosterrà la transizione energetica dei processi produttivi verso un modello di produzione efficiente dal punto di vista energetico, sostenibile e basato su fonti rinnovabili attraverso un regime di credito d’imposta“.
Il 20 dicembre, il testo della Finanziaria 2024 approvato in Senato, non contiene nessun riferimento al Piano Transizione 5.0, ma una serie di indiscrezioni prevedono un emendamento entro fine anno.
Il 20 dicembre, nel corso del question time alla Camera, il ministro Urso aveva affermato: “ Il decreto-legge sarà varato a gennaio e ad esso seguirà immediatamente un decreto attuativo del mio Dicastero che, di fatto, è già pronto”
Il 22 dicembre il Senato approva l’emendamento n.1.9000 , che (recependo anche alcune osservazioni delle minoranze), ha modificato il precedente testo della Finanziaria 2024, ma che non contiene Transizione 5.0.
Con l’approvazione definitiva del DL n. 181/2023 – Decreto sicurezza energetica, approvato il 1° febbraio dal Senato, è stato tolto l’ultimo vincolo al varo ufficiale del Piano Transizione 5.0.
Il 20 febbraio, come detto, l’ennesimo rinvio: il documento promesso da Urso per fine gennaio, sarà varato “tra poche settimane”. Una situazione di incertezza, che sta inducendo numerose aziende a rinviare i propri investimenti. Con il rischio, di contro, di un sopraccarico di ordini difficilmente evadili nei tempi previsti dalle agevolazioni.
Cosa ha detto Urso in Fiera?
Per il resto, oltre a confermare il rinvio, Urso si è limitato a ribadire che il piano “destina 13 miliardi di euro all’ammodernamento dell’impresa italiana per essere più competitiva e vincere la sfida della duplice transizione ecologica e digitale e infatti gli strumenti serviranno a digitalizzare le imprese italiane e a renderle più efficienti sul piano energetico anche attraverso l’introduzione di impianti di energia rinnovabile ai fini dell’autoconsumo industriale. È importante in questi mesi per accelerare l’innovazione delle nostre imprese e rendere sempre più competitiva a livello globale. Osservazioni condivisibili, ma che non servono certo per rilanciare gli investimenti.
Perché tanti rinvii?
Accade così che, a quasi tre mesi dall’approvazione a livello europeo, il documento attuativo giaccia ancora nei cassetti del Ministero e, ad oggi, sappiamo solo che, come ha dichiarato Urso: “Per gli investimenti del 2024 e del 2025, quindi, sarà riconosciuto un incentivo sotto forma di credito d’imposta in relazione a progetti di investimento che comportino un risparmio energetico almeno del 3 per cento, a livello di impresa, o del 5 per cento per il processo produttivo interessato. Rispetto al Piano 4.0 sono previste aliquote più elevate e crescenti in base al livello di efficienza, che potranno raggiungere anche il 40 per cento”. Inoltre dovrebbe essere assegnato a dei professionisti il compito di certificare i consumi pre e post intervento di efficientamento. Anche se non è per nulla chiaro come questo possa essere fatto a fronte di una nuova linea produttiva o di una nuova tecnologia…
Del resto, sembra che il ministro Fitto abbia più volte affermato che non esiste nessuna scadenza e, quindi, il decreto non ha carattere di urgenza. Anche se questa affermazione appare in contrasto con i tempi tecnici dell’industria e, comunque, induce ritardi nell’innovazione delle nostre imprese.
Il tutto senza dimenticare la data tassativa del 30 giugno 2026, entro il quale devono essere conclusi e rendicontati gli investimenti che hanno attinto al Recovery Fund.
Sembra, inoltre, che si sia aperto uno scontro interno tra i ministeri, in quanto i tecnici del Mef sostengono che i crediti fruibili in più anni generano un disallineamento tra il bilancio di cassa e quello di competenza.
Guarda il video pubblicato dal ministro Urso alle 11 del 21 febbraio 2024 su Facebook, in cui ribadisce di essere al lavoro per Transizione 5.0