Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato il Rapporto-MiSE-MetI40 “La diffusione delle imprese 4.0 e le politiche: evidenze 2017”. Un documento da cui emergono indicazioni poco positive sulla digitalizzazione delle imprese italiane.
Infatti la prima quantificazione di interesse può essere riferita alla diffusione delle tecnologie che caratterizzano il nuovo paradigma dell’Industria 4.0. Sul totale della popolazione dell’Industria in senso stretto, l’8,4% delle imprese utilizza almeno una delle tecnologie considerate. A questa quota si aggiunge un ulteriore 4,7% di imprese che, anche se non coinvolte attualmente, hanno in programma investimenti specifici nel prossimo triennio.
L'87% delle imprese non pensa alla digitalizzazione
Le imprese che potremmo definire “tradizionali”, ovvero che non utilizza tecnologie 4.0 né ha in programma interventi futuri, rappresentano la grande maggioranza della popolazione industriale, pari all’86,9% del totale. Naturalmente, la propensione verso queste tecnologie aumenta in maniera significativa al crescere delle dimensioni aziendali: già al di sopra dei 10 addetti le imprese 4.0 rappresentano il 18,4% del totale delle piccole imprese, tra le aziende tra i 50 e i 249 addetti si raggiunge il 35,5% dei soggetti, sino ad arrivare al 47,1% delle imprese con almeno 250 addetti.
La proiezione futura non potrà che caratterizzarsi per una crescente propensione verso la digitalizzazione dei processi produttivi: come si diceva, la percentuale di imprese non ancora coinvolte che ha dichiarato di avere in programma interventi nel prossimo triennio rappresenta il 4,7% delle aziende, con una proiezione di crescita futura particolarmente accentuata per le piccole (9,4%) e medie imprese (8,2%). Come da attese, la diffusione delle tecnologie 4.0 è maggiore nel Centro-Nord (9,2%) rispetto al Mezzogiorno (6,1%). Al di là di livelli sistematicamente maggiori nel primo caso, il profilo dimensionale è analogo ma con valori che appaiono particolarmente deficitari nelle fasce dimensionali intermedie, con una diffusione di soggetti 4.0 inferiore di oltre il 30% rispetto alle analoghe imprese del resto del Paese.
Tanti dati, poche tecnologie
Il coinvolgimento nelle tecnologie 4.0 è caratterizzato da una distinzione piuttosto marcata a seconda che si considerino le tecnologie più strettamente connesse alla produzione (robot interconnessi, manifattura additiva, simulazioni, realtà aumentata e materiali intelligenti) o quelle rappresentative dello sfruttamento intensivo di informazioni e dati (integrazione orizzontale o verticale delle informazioni, cloud, big data, analytics, etc.).
Sulla base di questa disaggregazione, il coinvolgimento delle imprese appare frazionato in tre distinti comportamenti.
Poco meno della metà delle imprese 4.0 utilizza solo le tecnologie di gestione dei dati acquisiti lungo la catena produttiva, il 36% è invece attivo sia nelle tecnologie che riguardano il processo produttivo in senso stretto (incluse le attività di progettazione e simulazione) sia nella gestione dei dati.
Il profilo delle imprese 4.0 che utilizzano esclusivamente le tecnologie produttive, senza quelle relative ai dati, appare relativamente residuale (16,0%). Il modello “solo tecnologie dati” è prevalente nelle micro e piccolissime imprese, mentre oltre la soglia dei 50 addetti diventa maggioritario il modello che vede sfruttare contemporaneamente le due tipologie considerate, con percentuali pari al 50% nel caso delle medie imprese e al 69,2% nelle grandi.
Entrando più nel dettaglio delle singole tecnologie impiegate, in termini di orientamento tecnologico va sottolineato come la cyber security, l’integrazione orizzontale delle informazioni e l’Internet delle cose rappresentino l’ambito più diffuso per gli investimenti aziendali. Tra le imprese di media e grande dimensione, gli investimenti più diffusi riguardano la sicurezza informatica e l’integrazione, sia verticale che orizzontale, delle informazioni. L’impiego di robot collaborativi, delle stampanti 3D e delle simulazioni virtuali trovano una diffusione relativamente apprezzabile soltanto presso le imprese più strutturate, con percentuali che superano il 20% tra le imprese con oltre 250 addetti.
Dati da cui emerge la necessità di investire ancora molto per far conoscere i vantaggi di queste tecnologie.