Con la votazione conclusa nella serata di domenica 27 dicembre alla Camera, il testo della Legge di Bilancio 2021, più nota come Finanziaria, è ormai definitivo “definitivo”. Si tratta di una notizia importante, perché stabilizza il Piano Industria 4.0 / Transizione 4.0 per il prossimo biennio. In realtà, prima che il testo diventi definitivo, sarà necessario attendere l’approvazione del Senato, prevista per martedì 28 dicembre. Ma, considerando i tempi particolarmente stretti e la presenza di un testo da oltre 400 pagine, le modifiche appaiono improbabili.
Il Piano Industria 4.0, ormai denominato Piano Transizione 4.0, sarà quindi pressoché identico a quello reso noto a metà novembre, quando è stata presentata la prima bozza del documento. Anche se, leggendo con attenzione i commi relativi al nuovo Credito d’Imposta, non mancano le novità.
E’ comunque confermata la scelta di portare al 50% (contro il precedente 40%) il Credito d’Imposta riconosciuto a quanti investono in macchine e impianti conformi ai requisiti previsti dal Piano Industria 4.0. Confermata anche la retroattività dell’agevolazione, che sarà portata al 50% già per gli investimenti effettuati dopo il 16 novembre 2020.
Due anni di stabilità e 50% retroattivo
Oltre a questo, è importante la scelta, per la prima volta dopo la creazione del Piano Industria 4.0, di rendere l’agevolazione fiscale stabile per il prossimo biennio e non per un solo anno come accaduto sinora. Una caratteristica che permette alle aziende di pianificare con maggiore tranquillità gli investimenti futuri.
L’agevolazione decorre così dal 16 novembre 2020 e fino al 31 dicembre 2022. Ma ci sarà tempo sino al 30 giugno 2023 per interconnettere linee e macchine, a condizione che entro la data del 31 dicembre 2022 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione.
50% ma non per sempre…
Occorre però prestare attenzione al fatto che il credito d’imposta tornerà al 40% già dal 1° gennaio 2022, così come si ridurranno le agevolazioni per investimenti superiori ai 2,5 milioni di euro.
Un significativo incremento riguarda anche gli investimenti nel software (i cosiddetti beni immateriali previsti dall’allegato B) per i quali il Credito d’Imposta passa dal 15% al 20%, con le stesse limitazioni temporali previste per macchine e impianti, con la possibilità rendere “agevolabili anche le spese per servizi sostenute in relazione all’utilizzo dei beni di cui al predetto allegato B mediante soluzioni di cloud computing, per la quota imputabile per competenza”.
Come utilizzare il Credito d’Imposta?
Chiarimenti importanti riguardano anche le modalità di utilizzo del Credito d’Imposta al 50%. Questa agevolazione, infatti, è utilizzabile esclusivamente in compensazione, in tre quote annuali di pari importo, a decorrere dall’anno di avvenuta interconnessione. E’ questa una novità particolarmente importante per le aziende, in quanto consente di recuperare subito liquidità, senza dove attendere l’anno successivo.
Transizione 4.0 e burocrazia
Così come la Finanziaria 2020 aveva introdotto l’obbligo di indicare in fattura l’intenzione di accedere alle agevolazioni fiscali (obbligo confermato), con la revoca del Credito d’Imposta in caso di indicazioni incomplete, anche in questo caso è stato aggiunto un ulteriore obbligo burocratico, i cui contenuti non sono ancora ben definiti.
Le aziende che investono in beni 4.0, infatti, dovranno effettuare “una comunicazione al Ministero dello sviluppo economico”. Occorrerà però attendere i dettagli di questo obbligo, in quanto, nella Legge di Bilancio in votazione oggi viene indicato che “Con apposito decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico sono stabiliti il modello, il contenuto, le modalità e i termini di invio della comunicazione in relazione a ciascun periodo d’imposta agevolabile”.
Torna la perizia asseverata
Dopo che, nel 2020, era stato concesso di presentare una perizia semplice per avere le agevolazioni previste dal Piano Transizione 4.0, dal prossimo anno torna l’obbligo della perizia asseverata: “Le imprese sono inoltre tenute a produrre una perizia asseverata rilasciata da un ingegnere o da un perito industriale iscritti nei rispettivi albi professionali o un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato” per gli investimenti con un costo unitario di acquisizione superiore a 300.000 euro.
Per i beni di costo unitario di acquisizione inferiore a 300.000 euro, al contrario, è ammessa un’autocertificazione rilasciata dal legale rappresentante dell’azienda. Anche se in considerazione della corretta verifica di tutti i requisiti richiesti, rimane consigliabile far predisporre un’analisi tecnica ad un perito o ad un ingegnere realmente competenti.
Scattano i controlli Transizione 4.0
Benché non si abbia ancora notizia di controlli sulla corretta applicazione dei benefici fiscali, appare chiaro che l’Agenzia delle entrate si sta attrezzando anche in questo senso e che, quindi, è opportuno rispettare tutti i requisiti previsti dalla normativa.
Nel testo si legge infatti che qualora “si rendano necessarie valutazioni di ordine tecnico concernenti la qualificazione e la classificazione dei beni, l’Agenzia delle entrate può richiedere al Ministero dello sviluppo economico di esprimere il proprio parere”.
A questo si aggiunge il fatto che “per l’espletamento delle attività di propria competenza, il Ministero dello Sviluppo economico potrà anche avvalersi di soggetti esterni con competenze tecniche specialistiche”.
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