Il Piano Industria 4.0 (ridenominato Transizione 4.0) non si ferma, anzi verrà ulteriormente potenziato. A prometterlo è lo stesso ministro Stefano Patuanelli, intervenuto ieri all’Assemblea pubblica di Confindustria.
Nel corso del proprio intervento, proprio Patuanelli ha dedicato un intero paragrafo del suo discorso proprio a Transizione 4.0:
“Ritengo che il Recovery Fund non dovrà essere speso, ma investito per dare maggiori certezze a chi lavora in impresa, garantendo che le misure fondamentali siano stabili nel tempo.
Su questo, oggi sono qui anche per dare delle prime concrete risposte, come ha chiesto il Presidente nella parte finale del suo intervento.
La nostra strategia per le imprese inizia dalla stabilizzazione pluriennale e dal potenziamento di misure che consideriamo strategiche, a partire dagli incentivi 4.0, e guardo il Ministro Gualtieri che dovrà prenderne nota, incrementandone l’intensità, soprattutto sulle tecnologie di frontiera e favorendo sempre più l’estensione della platea dei beneficiari.
Tutto questo servirà, ne siamo sicuri, a dare un nuovo vigore al pacchetto delle misure e far sì che in ogni settore, in ogni parte d’Italia e in ogni impresa, grande o piccola che sia, le agevolazioni favoriscano il rinnovamento.
Un rinnovamento che ci aspettiamo non solo nei processi ma soprattutto nei prodotti che tanto caratterizzano il nostro Made in Italy, frutto di uno speciale mix di genio, istinto e tradizione, da sostenere e tutelare anche contro la contraffazione.
Ciò che dobbiamo ottenere è il giusto equilibrio tra l’artigianalità del prodotto italiano che non può essere messa in discussione, che crea il prodotto italiano cui guardano i mercati esteri, ma il tentativo è di rafforzare la piccola e media impresa che ha all’interno quel prodotto artigianale in un ragionamento di filiera che è fondamentale fare.
Oggi più di ieri siamo convinti di dover proseguire questo percorso per raggiungere quante più imprese possibile e metterle in condizione di poter innovare!
Tuttavia, sappiamo che non basta investire in soli beni e tecnologie. Qualsiasi macchina, dopo l’acquisto, va fatta funzionare: dietro ogni macchina c’è sempre una persona e poi la ricerca e l’innovazione non esisterebbero senza l’intelligenza umana.
È evidente dunque che le competenze digitali, di base o qualificate, rappresentano un presupposto fondamentale per sfruttare al meglio le potenzialità delle attuali tecnologie e di quelle future, che richiederanno sempre più specializzazione.
Accanto alle infrastrutture fisiche, da rendere sempre più stabili e performanti, conterà costruire una solida infrastruttura culturale digitale.
Per questo motivo, lanceremo un piano straordinario sulla formazione 4.0 e la diffusione delle competenze digitali all’interno dell’impresa, a partire da voi, dagli stessi imprenditori.
Allo stesso tempo, la ricerca scientifica e applicata dovrà essere il fulcro degli investimenti perché rappresenta il grimaldello attraverso cui poter recuperare la produttività persa negli ultimi 20 anni: l’ossigeno del Recovery Fund sarà indispensabile per investire e recuperare in comparti più rilevanti delle tecnologie di frontiera. Oltre ai grandi progetti europei su microelettronica, batterie, puntiamo alla creazione di 5 Centri, dei veri Network di Alta Tecnologia, nell’Intelligenza Artificiale, nel Quantum Computing, nell’Idrogeno, nelle Tecnologie Verdi e nel Biomedicale”.